a cura di Fabio D’Andrea Gruppo Roma 64

 

Anthony Harold Forsythe nasce a Gerona, in Spagna, l’11 Novembre del 1981, da padre statunitense e madre italiana. Cresce in un ambiente stimolante e foriero di contenuti artistici ed umanistici, che orientano il giovane verso una formazione culturale di stampo artistico e fin dalla infanzia, mostra grandi capacità espressive.

Struttura e costruisce la propria personalità artistica da autodidatta, alternando il graffitismo alla carta e la matita, dando vita a storie e personaggi tra realtà e fantasia, tra murales e fumetti.

Conseguita la maturità tecnica presso l’Istituto A. Volta di Roma, frequenta la Facoltà di Architettura a Roma Tre e alla Sapienza di Pomezia, tra il 2000 e il 2006, dove peraltro, mostra grandi capacità compositive e grande creatività, ottenendo ottimi risultati. È in questi anni che matura ed incrementa la propria naturale predisposizione alla musica, scrivendo e musicando molteplici brani che abbracciano diversi stili.

Tra i colori e le note affina personalità e ideologie, perfezionando il proprio spessore artistico ed umano. Nel 2004 la composita vocazione artistica si indirizza in maniera più salda e sicura verso la pittura.

Anthony dipinge quasi senza pause, dando vita e colori alla parte consistente della sua produzione artistica.

Legge, scrive, suona, dipinge, studia, il tutto affiancando alle manifestazioni espressive, le responsabilità nel lavoro, l’amore per la famiglia e l’impegno nel movimento degli Scout d’Europa, i cui ideali condivide fin dalla infanzia.  A 24 anni, la personale ricerca esistenziale lo spinge oltre Manica, alla scoperta delle proprie radici: Anthony intraprende un solitario viaggio con se stesso attraverso l’Inghilterra, col desiderio di ritrovare figure e identità tanto assenti quanto desiderate negli anni difficili della propria adolescenza.

Anthony muore improvvisamente la notte del 9 Dicembre 2007, in seguito ad un incidente sul lavoro, in circostanze ancora da chiarire. Per quanto incompleta e spezzata sia la sua produzione artistica, lascia un volume incalcolabile di sensazioni ed emozioni, che siano intrise su tele, spruzzate su muri, accennate su carta o librate su musica, rimangono il segno tangibile di una vitalità irrefrenabile, di una istintiva forza espressiva, di una fervida ed inesauribile creatività e di una profonda sensibilità, che si ergono a simbolo immutabile del suo urlo alla vita.

Tratto da ANTHONY FORSYTHE, Works ‘nwords, catalogo della mostra Invisibili svoltasi a Pomezia dal 29 marzo al 3 aprile 2008


Anthony Forsythe… l’artista!

All’ apparenza taciturno e sornione, Anthony al momento giusto ti sorprendeva con le sue entrate ad effetto, sempre ben dosate e mai fuori luogo. In grado di creare l’atmosfera giusta e il giusto spirito con un semplice movimento del corpo, con poche parole, con un canto, con un solo accordo di chitarra.

Spalla preziosa, all’occorrenza diveniva insostituibile, risolvendo le cose col suo modo di parlare a volte un po’ brusco, ma ben diretto al cuore di ognuno.

Non di rado, proprio il suo temperamento lo portava a prendere posizioni all’apparenza scomode, che manteneva sempre nell’ideale della difesa del più debole!!!

Proprio perché nella sua mente, nel suo modo di essere, uomo e capo scout, la tutela del più piccolo, del più debole, dell’indifeso di turno è sempre stata al centro della sua attenzione.

…e soprattutto in questo non si risparmiava mai di fronte ai suoi Esploratori, ricordando loro che anche nelle piccole cose quell’ideale di fratellanza valeva la pena di essere vissuto fino in fondo!!!

…proprio perché in quelle situazioni, probabilmente, lui stesso ci si era già trovato, fin troppe volte da piccolo, in un infanzia e adolescenza non facili.

Il rispetto dei più piccoli è il più grande Onore per i più grandi…!!!

Questo gli aveva insegnato dopo tanti anni lo Scautismo, lo Scautismo Vero, quello che sognavamo, insieme, qui a Regina Pacis, nel Roma 64!!!

L’artista… perché l’arte era la vita di Anthony, …che fosse suonare la chitarra, scrivere un articolo per il giornalino di Riparto, disegnare un murales su commissione o su un muro della sede scout, dipingere un quadro, sognare il progetto della sede sopraelevata… si perché oltre a tutto questo, Anthony aveva avuto un dono prezioso dal Signore, la possibilità di creare artisticamente e in maniera così evidente tutto quello che semplicemente gli passava nella mente!!!

Io stesso più volte mi sono trovato nelle condizioni di dirgli «non ho capito» e lui semplicemente prendeva carta e penna e tutto diventava più facile …

Poi con un sorriso e una pacca sulla spalla gli rifilavo ancora un altro disegno da fare, un altro progetto da portare avanti, l’ennesima idea da condividere, proprio come, sembra incredibile, abbiamo fatto fino a quella domenica sera…!

Adesso invece… mi hanno detto che «sei andato avanti», che il Grande Gioco continua, che bisogna essere forti… e tu, ancora una volta, ci hai preso alla sprovvista… è per questo che scrivo questo, qui, oggi, …perché nessuno, tanto meno te, dovrebbe lasciare un gruppo di amici, un gruppo scout, né la sua famiglia, senza un saluto degno, senza un segno fraterno della comunità a cui ha saputo tanto donare… un segno d’appartenenza, …perché nello Scoutismo, come nella vita, non possiamo sceglierci né fratelli né sorelle, possiamo però sceglierci gli amici e di amici come te … ne ho incontrati pochi!!!-

Ricordo di Giuseppe Losurdo

Caro Anthony, ti conoscevo poco, ma quel poco mi è bastato, credo…

L’occasione di un paio di riunioni, la scorsa estate, per preparare il Calendario 2008, per il quale tu hai voluto anche disegnare ex novo tutte le illustrazioni, respingendo con forza la tentazione di riciclare vecchi disegni, a costo di strappare nottate al sonno e alla voglia di vacanze.

Occasione comunque per scambiare due parole sulla fatica e sulla difficoltà di conciliare i tuoi desideri di artista, i tuoi studi di architettura ed il Servizio scout con il lavoro nelle ferrovie che hai svolto con impegno e generosità, senza risparmio, fino alla fine.

Che ti ha portato via come un fiore vermiglio reciso dall’aratro, per usare le parole di Virgilio, alle cui storie epiche, vissute nello stesso territorio in cui tu vivevi, ti sei spesso riferito nei tuoi quadri.

E ancora oggi riesce a tutti difficile, umanamente, accettare ciò.

Aiuta un po’ a farlo Invisibili, la mostra della tua produzione artistica che i tuoi familiari ed amici hanno allestito con tanto amore.

Visitarla, ascoltando il racconto di chi ti è stato vicino, ricostruendo il senso che ogni tuo quadro porta con sé, permette di dare uno sguardo nella ricchezza del tuo mondo interiore, che continua a vivere e a parlarci anche attraverso le opere che ci hai lasciato.

Frutto di un talento notevole, di un desiderio di esprimersi, di una ricerca vorace di sperimentare tecniche nuove e diverse, imparate da solo fino a saperle padroneggiare.

Percorrere la mostra è quasi come vedere un film: dalle prime esperienze, decisamente eclettiche perchè rivolte ad apprendere – quasi per tentativi – i segreti della pittura, si passa, stanza per stanza, per le varie fasi e i vari filoni (Figuratives, Informe, Scattering, Plexiglass) nei quali hai raggiunto una piena maturità di espressione.

Tutto questo indifferentemente dai linguaggi adoperati, davvero vari e liberi, come mostrano il dipinto murale nella sede del Roma 64 ed i due San Giorgio su tela (che, confesso, all’inizio, ad uno sguardo superficiale, non avevo ben capito…).

Del resto tuoi quadri mi sembrano tutti costruiti per interrogare l’osservatore, per stimolare la sua reazione e farlo partecipare ad un gioco di osservazione-deduzione (in maniera non tanto diversa dai giochi che proponevi ai tuoi Esploratori). Spesso non si comprendono ad una vista veloce,

richiedono volontà di indagare, di fermarsi a riflettere, di porre domande … poi, basta scoprire un tassello, fino a che tutto appare chiaro e limpido.

Credo proprio che, dove sei adesso, le tue mani saranno ancora più libere di creare cose così.

Buona strada!

 

 

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