A cura di Massimiliano Urbani C.G. Roma 64

 

La vita

Stefania Lenticchia, nata a Roma il 14/06/62, si forma nel Gruppo oggi disciolto FSE Roma 6 Santa Caterina da Siena, fondato nel 1977 dal P. Vittorio Lagutaine O.P. già Assistente Generale dell’Associazione e suo Padre spirituale. Laureata in Pedagogia con indirizzo filosofico, ha insegnato Religione, Italiano, Storia e Filosofia in diversi licei romani.

Nel 1986 si è sposata con Massimiliano Urbani ed ha avuto cinque figli (Cecilia, Michele, Agnese, Sofia ed Elena); recentemente era diventata nonna.

Nel Roma 6 è stata Capo Riparto e Capo Fuoco ed ha fatto parte della Pattuglia Nazionale e delle staff dei campi scuola di 1° e 2° tempo della Branca Guide.

Successivamente ha conseguito anche il Brevetto in Branca Scolte ed è stata Incaricata di Branca nel Distretto Roma Est (da rilevare gli incontri formativi da lei organizzati per le Scolte con l’allora direttore della Caritas diocesana Mons. Luigi Di Liegro e con l’allora primo ministro Giulio Andreotti che ricevette le Scolte nella sala del Consiglio dei Ministri).

Nel 1989-90 ha fatto parte della Redazione di Azimuth. Oltre a scrivere alcuni articoli, tra cui uno sull’enciclica Mulieris dignitatem, aveva realizzato due interviste: una al dott. Giuseppe Noia sul tema dell’aborto, e l’altra al Vescovo poi Cardinale Jeorge Meija, recentemente scomparso, sui temi della Giustizia e della Pace. Per dodici anni ha interrotto il servizio attivo in Associazione per dedicarsi alla famiglia pur continuando a svolgere servizio nella sua parrocchia come catechista e animatrice dei corsi per i fidanzati).

Alla fine del 2000 è stata operata per un tumore al seno. Nel 2003 ha fondato il Gruppo Roma 64 Regina Pacis di cui è stata Capo Gruppo fino al 2011, ma anche Capo Riparto e Capo Cerchio, pur continuando il servizio in parrocchia come catechista dei ragazzi delle Cresime, nella preparazione dei genitori al Battesimo e come membro del Consiglio Pastorale.

Ha fatto parte della “Pattuglia Carpegna” partecipando alla staff di diversi campi di formazione per i Capi Gruppo.

Nel maggio 2012 aveva svolto un intervento, come rappresentante dell’Associazione, al Convegno “I giovani domandano senso. L’Insegnamento della Religione cattolica risponde’’ organizzato dalla CEI, riscuotendo l’apprezzamento di tutti i partecipanti.

Dal 2010 il riacutizzarsi della malattia l’ha portata progressivamente alla morte avvenuta a Roma il 14 novembre 2014.

 

Dai suoi scritti

 O Signore mio,

aiutami ad essere testimone credibile ed autorevole del Tuo Amore,

dammi la forza di insegnare a questi giovani Capi la bellezza del progetto educativo

che è prima di tutto un progetto nella relazione interpersonale in cui ciascuno ha sicuramente

qualcosa di bello e di prezioso da donare.

Fai loro capire che la testimonianza può anche essere faticosa perché richiede coerenza,

ma è l’unica che parla al cuore del ragazzo.

Aiutami a far scoprire loro che il servizio è un impegno serio, ma gioioso,

nasce dall’amore donativo e non dall’egoismo.

Ti prego Signore per i ragazzi che ci hai affidati, proteggili ed aiutaci e non essere per loro scandalo.

(Maggio 2010)

 

Oggi (…) ho pregato anche per il gruppo scout affinché i ragazzi trovino in esso un ambiente sereno e pulito ed un proposta bella per la vita. Per fare questo però i Capi devono avere “spirito di servizio”.

Cosa vuol dire? Vuol dire che devono essere umili, devono amare e devono mettersi a disposizione “tout court”, affinché ciascuno cresca secondo la propria personalità e diventi veramente “se stesso” come lo ha pensato il

Signore nel momento in cui lo ha creato!

Non è facile, come Capi, vivere l’umiltà; questo implica la disposizione a mettersi in discussione, a cambiare se stessi piuttosto che gli altri. Implica capacità di ascolto e di osservazione.

I bambini, i ragazzi, vanno amati per quelli che sono, non vanno cambiati secondo i nostri desideri (questo vale anche per i genitori) vanno educati alla libertà e la libertà si realizza dove c’è conoscenza e rispetto per l’altro, oltre che di se stessi.

Poi c’è lo spirito di “servizio” che non si realizza quando tutto va bene e ci sentiamo soddisfatti (umanamente questo è realizzabile e non è cosa brutta), ma soprattutto quando ci costa fatica. Lo spirito di “servizio” non è sofferenza forzata, ma è la consapevolezza che mi rendo “servo” dell’altro, ecco che allora parto dalle “sue” esigenze e cerco di incanalarle in qualcosa di bello e di grande: “andare a Cristo per essere veramente me stesso!”.

Questo progetto diventa ancora più arduo (e quindi il mio servizio diventa ancora più difficile) quando il bambino cresce e diviene un ragazzo contestatore, “pigro”, attirato più da altre proposte.

La collaborazione con la famiglia diviene allora importante, anche essa deve spingere perché il ragazzo prosegua e concluda il suo cammino. Per il Capo Riparto non è un periodo sempre felice, ma se anche lui lavora con la consapevolezza che sta conducendo la “persona” del ragazzo verso Cristo e con tenacia prosegue questo cammino, allora saprà, in cuor suo, che sta camminando verso la strada giusta.

E quando il ragazzo proseguirà la “strada” come Rover e come Scolta, alcune risposte le ha già intraviste e le accoglierà con maggiore serenità.

Ecco allora che il Capo Clan e la Capo Fuoco devono fare una proposta molto più radicale e coerente: per scegliere Cristo non servono le mezze misure, bisogna donare tutto se stesso: prima di tutto a Cristo, poi a se stessi, infine agli altri. Tutto questo deve essere vissuto nella carità, che è la dimensione del rispetto della sacralità di ciascuno. E siccome questa sacralità viene da Dio che ci ha creati, perché ci ha amati, ecco che la carità è la risposta concreta a tutto questo.

Ho sempre detto queste cose ai Capi del nostro Gruppo, Signore aiutali a non dimenticarle, aiutali nei momenti di difficoltà, aiutali a crescere nel tuo amore.  (Luglio 2014)

 

“La guida sorride e canta anche nelle difficoltà”

 Ricordo  di  Nicoletta Orzes Presidente Federale
La Legge si assume tutta intera, senza distinzione di articoli. Ma per ciascuno c’è sempre almeno un articolo che sentiamo più “nostro” o che ci viene immediatamente richiamato dall’esempio di uno di coloro che condividono con noi l’avventura della vita e dello scautismo. E per me, questo è l’articolo della Legge di cui Stefania è stata altissima testimone.. La Guida che era in lei ha saputo condurre gli altri nel terreno insidioso della sua esperienza di malattia con la serenità, la speranza e la fiducia che una Provvidenza particolare aveva in mano la sua vita e la sua famiglia. La Capo che era in lei ha saputo servire con forza e generosità fino all’ultimo. Da medico, mi sono chiesta spesso dove stesse il “segreto” del suo saper sorridere ed essere forte. Da Capo, mi sono sentita piccola di fronte al sua capacità profonda di obbedire sempre prontamente ad ogni nuova sfida della sua malattia, sapendo che la strada diventava sempre più in salita. Mi chiedo, quante “donne di carattere” avrà contribuito a far crescere con il suo esempio? Quanta strada con i piedi, col cuore, col sorriso, con la Fede ha fatto fare a chi ha avuto la Grazia di camminare con lei? L’esperienza di vita, la dignità, il calore del sorriso e la generosità fanno di Stefania un esempio di vita e un dono altissimo che accompagna e dà forza e fa, anche nel dolore, sorridere con lei che sta guardando dall’Alto. Grazie per la strada fatta insieme, Stefania!

 

Ricordo di  Giuseppe  Losurdo  Presidente Associazione Italiana Guide e Scouts d’Europa Cattolici
Salutiamo una Capo con la C maiuscola che ha saputo impersonare l’Estote Parati in tutta la sua vita. Stefania si è fatta trovare sempre pronta ed ha offerto sempre il suo impegno nel Servizio, anche quando poteva avere mille motivi validi per poterlo scansare, lei insegnante e madre di una famiglia numerosa. Questa offerta l’ha sempre accompagnata con un sorriso (la Guida sorride e canta anche nelle difficoltà) e con un modo tutto suo di dire le cose, sempre diretto e chiaro, senza filtri. Una trasparenza che discendeva senz’altro alla grande Fede che aveva (“era una che ci credeva”). A Pasqua avevo avuto modo di andarla a visitare a casa, di ritorno da uno dei ricoveri in ospedale che non presagiva nulla di buono. Ero uscito da quel colloquio con una considerazione: Stefania è davvero una persona “pasquale”, ha capito tutto del grande Mistero e per questo vive con serenità quello che lo aspetta. Stefania, ora che puoi vedere questo Mistero svelato nella sua pienezza, aiutaci a farne luce nella nostra vita.

 

 

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