A cura di Lazzeri Michela C.G. Pergine  1°

Romina 4Romina entrò a far parte del Gruppo a 6 anni, nel 1983, in un momento storico in cui il Pergine 1 era un gruppo autonomo. Seguì con passione tutti gli anni della sua formazione scout e in particolare nel corso della vita di Fuoco maturò una viva passione per il servizio che trasformò da subito in concreta disponibilità all’interno del Gruppo come Capo Cerchio e in Distretto come Incaricata di Branca Coccinelle. Il suo iter formativo la vide impegnata nei Campi Scuola sia come allieva, conseguendo nel 2005 il brevetto di Capo Cerchio, che anche in servizio come cambusiera.

Quello che colpiva di lei erano certamente l’esuberanza contagiosa , la giovialità e  la sua infaticabile determinazione  che la portavano a non  fermarsi davanti alle difficoltà, bensì andare avanti a testa alta verso i propri obiettivi. Il rapporto con le “sue” coccinelle e le “sue” Aiuto era carico di vero affetto e di attenzione, la sua intraprendenza senza alcuna timidezza l’aveva portata ad instaurare rapporti amicali anche con le famiglie delle coccinelle dalle quali era molto ben voluta.

Nel settembre del 2005 sceglie di passare il testimone di Capo Cerchio alla sua Aiuto pluriennale; il giorno dei Passaggi ha la febbre oltre i 39° (già da un paio di giorni) ma sente di non poter mancare a questo appuntamento, quasi presagisse che sareb
be stato davvero l’ultimo. E così si fa accompagnare dal marito per la cerimonia dei Passaggi e per salutare il “suo” Cerchio…..due giorni dopo entrerà in ospedale per una breve ma intensa malattia che non la vedrà più uscire e che avrà il sopravvento portandola alla Casa del Padre il 17 gennaio 2006 poco dopo aver compiuto 28 anni.

I giorni antecedenti i Passaggi scrisse un articolo per il giornalino di Gruppo “El Grop” che da molti venne poi interpretato come un inconsapevole testamento. Riportiamo qui le sue parole che meglio di qualsiasi altro racconto, ci ricorderanno chi era Romina e cosa era lo scoutismo per lei.

La famiglia, partecipe delle sue scelte e del suo amore per lo scoutismo, ha preparato per lei l’ultima dimora terrena come un piccolo scorcio di mondo: uno steccato a circondare un prato, solcato da un sentiero che porta ad un bosco sul quale fanno da sfondo dei massi a ricordare la montagna….quei sentieri sui quali ha accompagnato tante coccinelle e che erano per lei “pane quotidiano”. A ricordo degli amici la sua fotografia con le parole “Ho risposto alla Sua chiamata con Eccomi, sempre pronta a servire”.

 Ecco l’articolo di Romina

Romina 3Eccomi sempre pronta a servire”

… quante volte l’abbiamo sentita e cantata questa frase? Quante le volte in cui le nostre capo più grandi cercavano di spiegarci (e continueranno a farlo), il significato di queste parole? Ebbene io credo davvero di poter dire che queste sono cinque parole che riassumono i miei 22 anni di scoutismo … Ho iniziato nelle coccinelle per gioco, perché era bello, perché mi divertivo; crescendo un po’ quel gioco è iniziato a diventare un qualcosa di più, non una semplice partita amichevole, ma una “sfida” da giocare quotidianamente; poi gli anni sono passati e
maturando e crescendo mi sono resa conto che quel gioco non era più solo un gioco o una sfida, ma era la mia vita! Si proprio così … col passare degli anni ti accorgi che lo scoutismo è qualcosa che sta dentro di te, che si scava il posto nel tuo cuore e nella tua mente e che tutta la tua vita ruota poi attorno a quegli ideali e a quei modi di vivere tipi di questo splendido mondo.

 Quando ho pronunciato la mia Promessa mi è stato chiesto “Per quanto tempo sei disposta a servire?” ed ho risposto “Se piace a Dio per sempre”; ripenso spesso a questa risposta e ogni volta rifletto sul suo significato e penso e ripenso se effettivamente è stato ed è così.

 La mente vola lontana, ripercorre le tappe del mio servizio all’interno del Gruppo, dal primo personaggio intrapreso ad un Volo di Primavera fino ad arrivare ad oggi, passando per tanti anni e per tanti volti di persone che hanno vissuto con me quest’esperienza. Quando si parla di servizio, spesso l’altro termine che ci viene in mente è fatica! Si, perché a servire si fa fatica, non lo nego, ma non è solo quello, anzi!

Servire significa essere a disposizione degli altri, essere un esempio per i più piccoli, lasciare il proprio io per farlo diventare un noi; significa avere il coraggio di rischiare, di mettersi in gioco; vuol dire avere la certezza che ci saranno difficoltà e sconfitte, ma che non ci fermeranno, ma ci faranno più forti per proseguire lungo la strada che abbiamo deciso di intraprendere.

Servire significa
anche, e soprattutto, soddisfazione e gioia. Nessuno, se non lo vive, può sapere le gioie e le soddisfazioni che si possono avere dal servizio.

Non abbiamo e non cerchiamo nessuna ricompensa, se non quella di vedere germogliare i semi che spargiamo nel nostro giardino! Ma come in tutti i campi, non tutti i semi crescono bene e germogliano, ma noi continuiamo a curare indistintamente i germogli forti e quelli deboli, continuiamo ad arare la terra e a concimarla, ad innaffiarla, a togliere quei sassi che potrebbero impedire ai nostri germogli di crescere bene. Servire significa essere dei contadini attenti: mai stanchi di lavorare il campo e pieni di gioia per ogni piccolo miglioramen
to che la terra ci offre, felici per aver potuto contribuire alla crescita di una nuova pianta, curando e sostenendo quelle un po’ più deboli e difettose, perché anche queste col tempo potranno divenire splendide piante.

Che felicità ora poteRomina 2rmi fermare un attimo ad ammirare il terreno che ho lavorato (assieme a tante e tante persone) in questi anni! Vedo piante fiorite e rigogliose, forti e cresciute, ammiro la loro crescita e gioisco pensando che anch’io, nel mio piccolo, ho contribuito; e poi vedo altre piante, un po’ più deboli, ma sono ancora nel campo an
che loro e non si sono lasciate abbattere, non si sono arrese per la siccità o per la troppa pioggia, non si sono lasciate spezzare dal vento, anche loro hanno lottato e sono cresciute ed allora gioisco perché non si sono mai lasciate andare, perché non hanno mai pensato “sono peggio delle altre”, perché in realtà non è così! Nello scoutismo non esiste il peggioro o il migliore, esiste solo chi ha voglia di mettere in gioco tutto se stesso. Ciascuno dà in base a ciò che può, fa “del suo meglio” per crescere e per contribuire alla crescita degli altri.


Ora, dopo lunghi anni è giunto il momento di cambiare il mio servizio. E così domenica 9 ottobre ho salutato il Cerchio, e “passato il testimone” alla nuova Capo Cerchio. È giusto che ci siano forze nuove e valide a dare il cambio, è una cosa naturale, è una ruota che gira, oggi a me, domani a te … Non è certo stato facile arrivare a questa decisione, ma anche questo fa parte del servizio e lo si accetta col sorriso e convinti che sia la scelta giusta, anche perché non è certo un addio, il servizio continua, non a stretto contatto con le bimbe, ma continua sempre.

Permettetemi quindi ancora qualche riga per ringraziare tutte quelle persone che hanno lavorato con me in questi anni, le ricordo tutte una ad una e
d è solo perché abbiamo collaborato che ho potuto avere così tante soddisfazioni dal mio servizio. Un grazie particolare va anche ad ogni singola coccinella che in tutti questi anni ha intrapreso il suo volo attraverso i suoi sentieri e mi ha donato, con la semplicità e la gratuità che solo una bimba può avere, tutta la sua felicità e la sua fiducia. Non meno importanza hanno avuto i genitori delle coccinelle, che mi hanno sempre dato fiducia e sostenuta nelle attività che venivano proposte: ve ne sono grata! È indispensabile che tra capo e genitori ci sia una stima reciproca e un dialogo aperto affinché si possa lavorare al meglio per la crescita della singola persona: ricordiamoci che tutti vogliamo solo e sempre il bene del ragazzo che ci viene affidato e che noi capi cerchiamo di contribuire all’educazione che viene fornita dalla famiglia. Ecco allora che mi permetto di dare due consigli: il primo è per i genitori, perché cerchino sempre di seguire il cammino del proprio figlio e di spronarlo ed aiutarlo costantemente, solo così potrà continuare al meglio la propria vita scoutistica: è fondamentale il ruolo delle famiglie, non scordiamocene mai; cercate di aiutare il capo nel proprio servizio, parlate con lui e siate vicini sia a vostro figlio che al Capo Unità. Il secondo consiglio è per i capi: cercate i genitori, abbiate un dialogo con loro e non scoraggiatevi se questo è difficile o non vi riesce subito. Vedrete che se perseverate avrete grandi soddisfazioni e sarà più facile lavorare per il bene del ragazzo e ci riuscirete anche meglio.

romina5Infine il ringraziamento più grande e sentito va sicuramente alla mia famiglia: è grazie all’aiuto e al sostegno di ogni suo singolo componente che sono ciò che sono ed ho potuto fare ciò che ho fatto e che continuo a fare! Grazie di cuore!!!

Concludo queste mie righe augurando di tutto cuore alla nuova Capo Cerchio, di poter avere le stesse soddisfazioni, le stesse gioie e lo stesso entusiasmo che ho
ricevuto io, e molto molto di più!!

A voi tutti il mio più sincero e sentito buon volo, buona caccia e buona strada!

Ermellino Dispettoso

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